Guardare la quotidianità attraverso uno sguardo femminile, soffermarsi sulle storie di vita delle donne per raccontare le loro emozioni e i loro punti di vista.
È una particolarità delle nomination come miglior film ai premi Oscar di quest’anno, ma non solo. Nel mondo del cinema e dello spettacolo, infatti, sembra farsi strada sempre più la voce femminile, spesso invece solo marginale.
La notte dei 91esimi Academy Awards vede in lizza, per il premio come miglior film, 3 pellicole – su 7 – con al centro protagoniste donne:
- Roma di Alfonso Cuaròn;
- La Favorita di Yorgos Lanthimos;
- A Star is Born di Bradley Cooper.
Tutti registi uomini, non sorprende dunque che alcuni aspetti femminili vengano narrati portando lo spettatore vicino al classico cliché di donna in lotta per la propria auto-affermazione, anche se purtroppo è una condizione ancora reale nel 2019.
Tre storie molto diverse, ognuna racconta aspetti differenti dell’essere donna: la maternità, le sofferenze, le delusioni, l’amore, la lotta per l’affermazione e per la propria vita. Tutti e tre i film hanno in comune protagoniste forti, che affrontano il mondo in cui si trovano con coraggio e determinazione. Ecco cosa accomuna Cleo, Sofia, Ally, Anna, Abigail e Sarah.
In Roma di Cuaròn veniamo rapiti da una narrazione dolce e poetica che ci immerge totalmente nel mondo di Cleo, nella sua quotidianità e nelle sue sensazioni. Seppur i dialoghi siano pochi e il film sia privo di musica di sottofondo, la maestria della regia, la perfezione della fotografia e l’espressività degli attori ci portano a vivere le stesse emozioni della protagonista.
Cleo è una ragazza di origine mixteca che lavora come domestica per una famiglia borghese nel quartiere Roma di Città del Messico ad inizio anni ‘70. Il rapporto di Cleo con la famiglia è molto stretto e nel corso del film lo diventa ancor di più, anche in seguito alla parallela storia della signora Sofia, abbandonata dal marito Antonio e rimasta sola con 4 figli. La giovane età e l’ingenuità portano Cleo a sperimentare l’amore con Fermìn, un ragazzo di estrazione sociale bassa che vive nella periferia abbandonata e povera della città. Cleo rimane incinta e Fermìn la abbandona. Da qui iniziamo sempre di più ad avvicinarci a Cleo, a comprenderne solitudine, paure, sofferenza e delusione. Fino all’epilogo dove vediamo Cleo, emotivamente lacerata da una delle più grandi tragedie che possono colpire una donna, ritrovare l’amore per sé stessa, per la vita. Emerge nuovamente il suo animo dolce, sensibile, protettivo, non privo però di una malinconia che diventerà bagaglio della sua vita e della sua forza. La raffinatezza e la poesia di questo film sono una dedica che il regista ha voluto fare alla domestica con cui è cresciuto: Libo.
La Favorita di Lanthimos invece mostra allo spettatore tre storie di donne che si intrecciano in una corte di intrighi, ambizione, fuga da un’esistenza di sottomissione. Il film è ambientato in Inghilterra, all’inizio del ‘700. La Regina Anna, figlia di Giacomo II, è una donna lacerata dalla sofferenza fisica e mentale: le tante malattie le hanno fatto perdere 17 figli e la sua insicurezza è tale che basa tutte le sue decisioni su umori e simpatie del momento. Un personaggio volubile e vulnerabile che viene tenuto in scacco da altre due donne: Sarah e Abigail, lontane parenti che si scontrano in questo triangolo morboso per ottenere favori dalla Regina e garantirsi così status sociale, affermazione e sicurezza da una vita che le avrebbe viste altrimenti assoggettate agli uomini.
Lo scontro tra le due porta ad un epilogo in cui non si capisce se esista veramente una donna che abbia vinto sull’altra, perché ogni azione ha portato conseguenze e sofferenze, mutando i caratteri di Sarah e Abigail e – contemporaneamente – rafforzandole entrambe. L’unico personaggio che vediamo perdersi sempre più è la Regina Anna, vittima delle sue malattie, ma finalmente cosciente del mondo di burattini e burattinai che la circonda.
L’ambizione delle due protagoniste è la forza a cui si aggrappano per sentirsi padrone della loro vita. L’attualità di questo sentimento è sconvolgente.
A Star is Born di Cooper invece è l’unico film dei tre che fa convivere due protagonisti: il lui e la lei di una appassionata storia d’amore e di crescita. Abbiamo entrambi i punti di vista ed i mondi emotivi. Il film – terzo remake di È nata una stella (1937) – ambientato ai giorni nostri ci mostra la storia di Ally, una cantante dalla splendida voce che lavora come cameriera. Una sera incontra Jackson, una rockstar famosa, che la sente cantare e ne rimane affascinato. Tra i due inizia una relazione e un amore appassionato. Jackson crede in Ally e la sostiene nell’inseguire il suo sogno di cantare, finché lei ce la fa. Jackson non sta però bene con sé stesso: abusa di alcol e droghe in un vortice autodistruttivo. Ally riesce a trovare un modo di sostenere il suo compagno e stargli accanto senza rinunciare al proprio sogno e alla propria carriera. Purtroppo questo sforzo non è sufficiente: la voragine autodistruttiva di Jackson prende il sopravvento.
In questo film ci innamoriamo assieme ad Ally e soffriamo con lei, ma allo stesso tempo ne stimiamo volontà, forza e lealtà. Elementi fondamentali per rimanere sé stessa in un mondo duro come quello dello spettacolo e dei riflettori, pronto a cambiarti e a far di te una marionetta alla mercé del successo.
Questi tre film ci mostrano un percorso interiore che porta le protagoniste a fare i conti con sé stesse, ad affidarsi alle loro forze, ad accettarsi e a trovare un modo per andare avanti in quello che è un percorso di ostacoli e lotta.
Siamo convinti che le donne si meritino di essere orgogliose di sé stesse, sempre. Questa è la nostra etica.
Speriamo che la statuetta degli Oscar vada ad uno di questi tre film, tingendo di rosa questa notte di arte e cultura.